NEUROSCIENZE “NEUROSCIENZE ANEMOS” GEN-MAR 2015. ANNO V, N. 16.

NEURONEWS

di redazionale

Ricordi artificiali

Creati ricordi artificiali durante il sonno grazie ad una stimolazione transcranica

 

Si possono creare ricordi artificiali? Sembrerebbe di sì secondo quanto dimostrato da uno studio condotto da Gaetan de Lavilléon dell’Ecole Supérieure de Physique et de Chimie Industrielles de la Ville de Paris e dai colleghi di altri istituti francesi e pubblicato su «Nature Neuroscience».
La ricerca è stata condotta su topi da laboratorio e ha dimostrato come durante il sonno sia possibile creare dei veri e propri ricordi artificiali usando una stimolazione transcranica di alcune aree del cervello durante una particolare fase di attività dell’ippocampo. In questo modo i topi sono stati portati a ricordare un determinato punto dell’ambiente dove in realtà non erano mai stati prima.
L’ippocampo è la regione del cervello che fa da substrato neuronale alle mappe mentali che ci permettono di muoverci in un dato ambiente. A giocare un ruolo importante in questo processo sono le cellule di posizione, una specie di “GPS biologico”, che rilevano le coordinate spaziali del corpo.
Durante il sonno i mammiferi riproducono l’attivazione che hanno avuto questi neuroni nella fase di veglia e, attraverso un particolare schema di onde cerebrali (SPW-R), viene consolidato il ricordo degli input spaziali.
I ricercatori hanno, quindi, condotto alcuni test per verificare se interferendo nella fase di consolidamento dei ricordi fosse possibile modificare il comportamento dei topi: a cinque topi addormentati sono stati stimolati, mediante elettrodi intracranici, i cammini neurali connessi ai processi di ricompensa, due topi hanno invece ricevuto una stimolazione non legata ai processi di ricompensa.
Una volta svegli, gli animali che avevano ricevuto la stimolazione trascorrevano più tempo in un punto dell’ambiente in cui non erano mai stati, mostrando così che nel loro cervello si erano formati dei ricordi artificiali. Al contrario, questo comportamento non si manifestava nei topi in cui la stimolazione non era legata ai cammini di ricompensa.